ORIGINI E STORIA DI CALATAFIMI SEGESTA


Calatafimi sorge nel luogo in cui un tempo prosperò l'antica città di Acesta. Grazie alla sua posizione geografica, Acesta acquisì molta importanza al punto che fu attribuito sobborgo Lo carico o Longarico sorto sulle falde di un’altra collina, oggi chiamata “li Fossi”. Un tempo la collina “li Fossi” era unita con quella di Acesta, ma in seguito ad una profonda voragine ne restò separata. Sotto la dominazione araba (827) il nome latino Castrum Phimes vene ribattezzato Kalat-al-fimi, da cui derivò Calata-Fimi, e quindi Calatafimi. Liberata dai Normanni dal giogo Arabo fu tra le città appartenenti al regio demanio, e così si mantenne per oltre due secoli e mezzo fino al regno di Federico II d’Aragona. Alla morte di Federico II d’Aragona (1336), fu data in appannaggio al terzogenito Guglielmo, con il titolo di Duca, e alla morte di questi (1338) passò al fratello Giovanni. Nel 1340 Giovanni morendo la lasciò in eredità alla figlia Eleonora, la quale sposandosi la recò in dote al marito Guglielmo Peralta. Sotto i Conti di Modica gli agricoltori di Calatafimi dovettero subire l’obbligo del Terraggiolo. Sorto nel 1551 per spontanea e libera donazione dei vassalli di 1500 salme di frumento da pagare entro 5 anni, e divenuto poi nei secoli successivi un’odiosa ed esosa imposizione con grave danno economico di quelle popolazioni, nel 1848 la Corte Suprema di Giustizia dichiarava indovuto il Terraggiolo. Agli inizi del XVIII secolo, col suo territorio dal quale nel 1615 era stato smembrato il territorio di Vita con i suoi 14.000 abitanti era fra i più grossi comuni della provincia di Trapani, ma nel 1837 una grave epidemia di colera ha mietuto molte vittime tra la popolazione. Nel 1693 Calatafimi subì gravi danni a causa di terremoti che desolarono gran parte della Sicilia; la città fu quasi distrutta e occorse molto tempo prima di poter risanare le miserie e rialzare le rovine prodotte dal violento terremoto. Il 15 maggio 1860 si svolse a Calatafimi la battaglia tra i Mille guidati da Giuseppe Garibaldi e l’esercito borbonico, prima tappa vittoriosa per la conqiuista del Regno delle due Sicilie. In memoria ai caduti fu costruito il sacrario di Pianto Romano dove riposano i caduti della battaglia. Fino a pochi anni fa il suo nome era solo “Calatafimi”, ha assunto l’attuale nome nel 1997 per legare la città al mito e alla storia. In seguito, il 2 aprile 2009, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha concesso al Comune di Calatafimi Segesta il titolo di Città. Un prestigioso riconoscimento motivo di orgoglio e di soddisfazione per tutta la comunità. Un titolo che riconosce a Calatafimi Segesta il prestigio storico e culturale che essa ha avuto nel corso dei millenni. È un comune con più di 7.000 abitanti della provincia di Trapani da cui dista circa 40 km, ha un’altitudine di 338 metri s.l.m. ed una superficie di 154,79 kmq. Il territorio di Calatafimi può considerarsi fra i più fertili della regione; numerose sono le piantagioni di vigneti , uliveti e agrumeti dai quali si raccolgono ottimi prodotti riconosciuti in tutto il mondo. Il terreno è di natura argillosa e calcarea, presenta diverse cave di marmo di qualità inferiore e di gesso, il clima è mite in inverno e caldo in estate, ma molto salubre. Il territorio di Calatafimi confina a nord con il territorio Castellammare del Golfo, a est con il Fiumefreddo e da sud a ovest con i territori di Alcamo, Santa Ninfa, Gibellina, Salemi, Vita, Trapani e Buseto Palizzolo. È caratterizzato da una successione di basse e ondulate colline argillose rotte qua e là da isolati rilievi calcarei e animata dalle incisioni di una complessa rete idrografica i cui corsi d’acqua hanno lunghezza e bacini di modeste dimensioni. Questo sistema, oltre ad una serie di valloni e torrenti, annovera due fiumi: il Kàggera (l’antico Crimiso) e il Fiumefreddo. Dal punto di vista naturalistico, di grande pregio è il Vallone della Fusa che si insinua tra splendide, verdissime gole tra il Monte Pìspisa e il Monte Bàrbaro, all’interno del parco archeologico di Segesta.


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