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Storia e descrizione
Nell' estrema parte nord orientale di Calatafimi, su una collina sorge la piccola chiesa di San Vito.
Vi fu quindi annessa la Casa degli Esercizi di San Ignazio, e furono entrambe chiuse nel 1866.
Vicino ad essa venne eretta nel 1744 la Casa degli Esercizi spirituali dei Gesuiti, “Casa Santa”, che dopo essere stata due volte edificata a seguito di ripetuti crolli, non fu più ricostruita.
L’attuale chiesa, che è stata quasi interamente riedificata nel 1931, fu riaperta al culto.
Restaurata dopo i danni subiti dal terremoto del 1968, venne inaugurata dal vescovo Monsignor Emanuele Romano il 27 giugno 1982.
Sull’altare di Santo Vito, si trova una statua lignea della metà del XX secolo.
Nella sacrestia, è dipinta l'apparizione di Cristo risorto e della Madonna di Santo Rocco, quadro del secolo XVIII, prima collocata nell' abolita chiesa di Santo Rocco e si trova anche la statua lignea di Santo Vito.
Su questo colle, nei giorni precedenti la battaglie di Pianto Romano, si soffermò l’8° Battaglione dei Cacciatori Napoletani, uno dei corpi migliori dell’esercito borbonico, comandato dal maggiore Michele Sforza.
Durante la battaglia di Pianto Romano, le sei Compagnie dei Cacciatori al comando del Maggiore Sforza costituirono il punto di forza dello schieramento borbonici.
Il giorno della battaglia una compagnia di soldati borbonici, fu lasciata presso la Casa Santa di Santo Vito, protezione contro temuti assalti esterni o sollevazioni interne.
Fu qui che Giuseppe Cesare Abba il pomeriggio del 16 Maggio 1860, scrisse le pagine del suo Da Quarto al Volturno-Noterelle di uno dei Mille, in cui rievoca la battaglia di Pianto Romano.
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